La ricerca del benessere è un processo costante e che va alimentato quotidianamente. E’ un’assunzione di responsabilità nei confronti di noi stessi, è il continuo incontro con noi stessi, è il confronto con chi ci circonda e che può fungere da riferimento o indicarci la strada verso l’autenticità.

Il benessere della nostra mente dipende innanzitutto da noi e dalle nostre scelte.

E’ dimostrato che il benessere è strettamente correlato all’attività fisica, la quale rafforza l’autostima, rilassa annullando gli effetti dello stress, agisce come antidepressivo ed è il miglior antidoto nei confronti delle malattie psicosomatiche.

Tutto questo vale, però, solo quando l’allenamento non è orientato al superamento dell’avversario o alla vittoria, ma a se stessi e al miglioramento del proprio corpo, quindi praticato per amore della propria salute.

La propaganda attraverso i mass media, spesso, esalta canoni estetici al limite della perfezione, modelli di efficienza basati sull’eccellenza dei risultati, sulla capacità competitiva, sull’esibizione maniacale e narcisistica di immagini vincenti sia nel mondo del lavoro che dello sport.

In riferimento al processo di crescita dal punto di vista psicologico, ad esempio, Craft e Hogan (1985) individuano, durante lo sviluppo dei bambini, la possibilità di aumentare tramite l’attività motoria i loro sentimenti di successo e valore personale. Questo si ricollega a due importanti concetti teorici: il senso di efficacia personale (self-efficacy) e il concetto di sé.

La self-efficacy è la convinzione di essere capaci di mettere in atto correttamente un comportamento richiesto: condiziona la decisione di iniziare un’attività, la quantità di sforzo impiegato nel portarla avanti e il grado di perseveranza nell’impegno (Bandura, 1977).

Il concetto di sé si riferisce, invece, a ciò̀ che in termini affettivi una persona sente e pensa di se stessa. I due aspetti sono correlati, cosicché un cambiamento nell’uno determina una variazione anche nell’altro. Alcuni esperti (Viviani, Bortoli, Robazza e Casagrande, 1991) hanno confermato, in un gruppo di preadolescenti, significative correlazioni nell’ambito della motricità fra il senso di efficacia personale e il concetto di sé; mentre Percy, Lance, Dziuban e Martin (1981) hanno riscontrato come un incremento delle capacità di resistenza ottenuto mediante un programma sistematico di corsa (3 volte alla settimana, per tre settimane) fosse in grado di determinare significativi miglioramenti nel concetto di sé in ragazzi di 10-11 anni. L’esercizio fisico, dunque, permette di creare e rafforzare strutture psicologiche importanti per la costruzione globale della personalità.

L’attività fisica migliora la sensazione di autoefficacia e la fiducia in se stessi anche negli adulti. Spesso, tendiamo a evitare attività vissute come difficili o faticose; fare sport invece implica il porsi degli obiettivi che, per quanto piccoli siano, aiutano a sentirsi più fiduciosi nella propria capacità di raggiungere delle mete. Gli obiettivi da porsi devono ovviamente essere rapportati alle possibilità della persona ed è anche importante adattare l’attività fisica alle proprie abitudini quotidiane, in modo da renderla parte della propria giornata e non viverla come un impegno gravoso da portare forzatamente a termine, o che provochi la rinuncia a qualcosa d’importante. Essa non deve divenire un peso, un dovere da affrontare; piuttosto il movimento deve essere vissuto come un momento di piacevole svago: tempo da dedicare a se stessi. Una ricerca olandese del 2006 guidata da Marleen De Moor, direttore del Dipartimento di psicobiologia dell’Università di Amsterdam in Olanda, ha effettuato uno studio sullo stile di vita e salute in un campione di oltre 19.000 persone, dimostrando che coloro che si cimentano in un esercizio fisico regolare mostravano meno ansia, meno depressione e maggior estroversione. Una precedente ricerca del 2005 condotta da Romain Meeusen del Dipartimento di Fisiologia Umana e medicina dello Sport dell’Università di Bruxelles, in Belgio, già anticipava questa tesi. Meeusen ha controllato la concentrazione dei neurotrasmettitori cerebrali prima e dopo l’esercizio fisico e ha notato delle variazioni importanti a livello di produzione di serotonina, dopamina e noradrenalina: tutto ciò ha determinato un notevole miglioramento dell’umore generale, grazie alla stimolazione di alcune aree cerebrali che controllano il nostro stato d’animo. Chi vive in maniera sedentaria, dunque, dovrebbe prendere in seria considerazione l’idea di reimpossessarsi della propria corporeità, in quanto l’organismo umano è fatto per camminare, correre e bruciare energie. I centri sportivi, inoltre oggi, da luoghi dedicati all’esclusiva cura del corpo, all’attività muscolare, sono divenuti luogo di piacere, di socializzazione e di benessere sia fisico che mentale. L’offerta si amplia e andare in “palestra” non significa solamente dedicarsi al potenziamento della fisicità, ma al perfezionamento della persona nella sua totalità, prendendosi cura sia del corpo, sia della mente, che curando la socializzazione. Negli ultimi anni, la spinta verso i centri sportivi è più orientata alla salute, alla prevenzione e alla globalità dell’attività. Il benessere dell’individuo s’inserisce, dunque, in un nuovo quadro di riferimento sociale.

Nella nostra mente, nel nostro modo di pensare, nei nostri atteggiamenti e nelle nostre credenze sono presenti e a nostra disposizione grandi potenzialità, che a volte ignoriamo e mai utilizziamo. Scoprire le potenzialità del tuo cervello, significa imparare a guidarlo verso gli obiettivi che ti prefiggi, che vuoi raggiungere.

Viviani, L. Bortoli, C. Robazza, G. Casagrande – Somatotipo, concetto di sè e selfefficacy motoria in un gruppo di giovani. (Somatotype, self-concept and Motor Self-Efficacy in a group of youngsters). Movimento. 7(3):147-149. 1991

Craft, Diane H. and Patricia I. Hogan. (1985). “Development of Self-Concept and Self-Efficacy: Considerations for Mainstreaming,” Adapted Physical Activity Quarterly, 2, (October), 320-327.

Bandura, A. (1977). Self-efficacy: Toward a unifying theory of behavioral change. Psychological Review, 84(2), 191-215.

Percy, Lance E.; Dziuban, Charles D.; Martin, John B. (1981). Analysis of effects of distance running on self-concepts of elementary students. Perceptual and Motor Skills, Vol 52(1), Feb 1981, 42.

Hiroshi Hasegawa; Romain Meeusen; Sophie Sarre; Marc Diltoer; Maria Francesca Piacentini; Yvette Michotte (2005). Acute dopamine/norepinephrine reuptake inhibition increases brain and core temperature in rats. Journal of applied physiology (Bethesda, Md. : 1985) 2005;99(4):1397-1401.

De Moor, M.H.M., Beem, A.L., Stubbe, J.H., Boomsma, D.I., & De Geus, E.J.C. (2006). Regular exercise, anxiety, depression and personality: a population-based study. Preventive Medicine, 42 (4), 273-279.

Mirco Mirabella, Psicologo Psicoterapeuta Roma Acilia Artena

Categorie: Articoli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.