Il narcisista mette in atto quattro schemi specifici di comportamento al fine di “riconquistare” la sua preda dopo un tentativo di fuga dalla relazione o dopo un qualsiasi allontanamento. La leva su cui s’imperniano tutti i suoi schemi di riconquista è la paura di essere abbandonati, sostituiti e soprattutto nei casi di dipendenza affettiva è la causa per cui ci si lega con forza all’oggetto d’amore oltre ogni riconosciuta provvisorietà e disfunzione della relazione.
Il narcisista costruisce il suo potere sul terrore della separazione (percepita da chi dipende come abbandono) e del tradimento, sa che più provocherà nella compagna un senso d’inadeguatezza, più otterrà controllo e potere nella sua vita e più darà soddisfazione ai propri bisogni egoistici.
La “preda” percepisce il partner come protettivo, importante e ambito, lo idealizza esaltandolo. In realtà il narcisista ha una personalità debole, un’affettività frammentata. Le dipendenti affettive sono per lui strumenti indispensabili, quando il/la partner per qualche ragione rompe lo schema della dipendenza, il/la narcisista tenta la sua riconquista con schemi tesi a recuperare di nuovo la relazione.
Questo modo di relazionarsi, disorienta chi sta cercando con impegno di uscire dalla situazione dolorosa di svalutazione costante e può, rappresentando un “piccolo nutrimento” alimentare le illusioni di cambiamento e amore da parte del narciso.
La “vittima” dello schema, ignara di ricadere nella dipendenza e di ricostruire la base per attraversare altri mesi o anni di sofferenza pensa: “Se lui mi cerca, se dice che sono importante e unica vuol dire che mi ama davvero”, “Se mi cerca, allora mi ha perdonata, ha scusato tutte le mie imperfezioni”, “sarà tutto diverso ora, mi impegnerò perché tutto funzioni”, “forse è vero che è colpa mia, magari lui ha ragione”.
Per il narcisista, essere abbandonati è inaccettabile, le persone sembrano una sorta di proprietà, in quanto l’allontanamento della partner è un attacco alla propria identità, al proprio bisogno di esercitare controllo e potere sull’altro: è questo che in realtà motiva quelli che sembrano essere dei sinceri ritorni (e che sono invece esche per una preda da riconquistare), in cui c’è una ripetitività prevedibilissima dei comportamenti del narcisista, che in quelli di chi cade nelle trappole, trappole che possono ripresentarsi da poche settimane dopo la chiusura della storia ad anni dalla fine del rapporto.
In questo senso, la “preda” deve sapere di dover raggiungere un nuovo equilibrio psicologico e affettivo, per rendersi immune all’influenza del narcisista anche dopo anni dal suo allontanamento.
Primo schema: la scomparsa e il silenzio
Quando si prova a svincolarsi dalla trappola asfissiante di quel legame dipendente e doloroso, la prima strategia messa in atto dal narcisista è di non fare nulla, lasciando chi scappa a “cuocere nel suo brodo”.
Conosce bene la compagna e sa che non riuscirà ad allontanarsi facilmente, la immagina a rimuginare, a logorarsi nel pianto, nel dolore e nella sofferenza al punto che tornerà stregata, prostrata e più docile che mai. Nel frattempo il cacciatore sentimentale può prendersi una pausa da una relazione che sentiva in ogni caso “troppo asfissiante” e dedicarsi a dilettare se stesso con i suoi hobby preferiti. Narciso ha un senso del tempo molto diverso dalla sua “dipendente”: per chi soffre l’abbandono, il tempo non passa mai, i pensieri sono asfissianti, le ipotesi e la ricerca di risposte è ossessiva, per chi “gioca” invece il tempo che passa, è niente immerso nelle sue faccende ed è, dunque, molto abile nell’arte dell’attendere e nel trasformare quell’attesa in un nuovo svago ancora più piacevole perché culmina nel ritorno della preda che alimenta così il suo senso di potere.
Il narcisista sa bene che la vittima continuerà a seguirlo da lontano: guarderà i suoi post e le sue foto nei social (e lui godrà a mettere foto per mostrare quanto si stia divertendo), gli invierà messaggi indiretti tramite qualche conoscente o invierà al momento giusto un messaggio o un whatsapp su come abbia deciso di sparire, andarsene e riprendere in mano la propria vita!
Secondo schema: il senso di colpa.
Se il silenzio non dovesse portare i frutti sperati perché la preda è più decisa a sottrarsi alla dipendenza, il narcisista perverso cambia schema, aumenta la dose e adotta il suo preferito, quello che, quando la relazione era intatta, meglio asserviva il/la partner e lo/la inchiodava nel rapporto: la colpa.
E’ una perfetta miscela di accuse e di offese, di insulti e di svalutazioni, di dire cosa pensare, cosa fare o cosa non fare, di atti finalizzati a distruggere l’autostima dell’altro per indurlo a tornare sulle proprie decisioni.
La dipendente è motivata dall’illusoria possibilità di riscattarsi in futuro nell’opinione del narcisista e contemporaneamente spinta dallo sconforto di credere veramente di essere sgradevole, indesiderabile e non avere altra scelta che accontentarsi di questo “amore” fatto di vessazioni e di infelicità.
Il narcisista sa intercettare i punti nevralgici specifici della sua preda:
– l’immagine corporea e la sessualità (“Tanto non sai sco**** chi ti prenderà mai?” “Non hai seno” ” Sei una cicciona”);
– i valori e la morale (“Sono anche troppo paziente con te”, “Sei una nullità, una put****, adesso hai un nuovo padrone?, da chi ti stai facendo sco****?”);
– gli affetti, la famiglia (“La colpa è dei tuoi genitori, di quella tua amica/ tua madre/tua sorella se stiamo così”, “Non ti riconosco, non sei più la mia piccola” “Come stanno i bambini? Perché non me li vuoi far vedere? Io verrei ma mamma non vuole che io vi veda”).
Questi sono i tre obiettivi preferiti perché, se somministrati con la corretta dose di freddezza e crudeltà, possono ingenerare un grande vuoto e dolore nella preda, che impedisce di difendere le proprie convinzioni e la decisione di interrompere la relazione.
Per ingenerare la colpa, il narcisista usa solitamente canali come post su Facebook, messaggi su Whatsapp, sms, messenger, perché la sua soddisfazione è anche quella di ottenere il massimo risultato con pochissimo impegno: una serie di rimproveri che provocano in chi è dipendente la necessità di rispondere, provare per l’ennesima volta a ottenere un chiarimento. Se il messaggio non ottiene la risposta desiderata, egli passa ancora ad altre offensive modalità indirette, ovvero far sapere tramite terze persone, post sul profilo facebook proprio o di qualche conoscente, di frequentare altre persone o peggio costruire una situazione eclatante per far sapere alla vittima di essere rimasti delusi. In questo modo la riconquista della preda avviene perché per le vittime, avere conferma della scarsa opinione di sé, è un segnale fortissimo in quanto ripropone una nuova immaginaria occasione per conquistare quello che rimane a livello percezione un amore ideale. L’infallibilità dello schema colpa è dunque molto alta.
Terzo schema: l’adulazione.
Se i precedenti schemi non producono i risultati attesi, il narcisista prepara questa nuova trappola. La strategia dell’adulazione consiste nel dire alla vittima quello che lei si aspetta e che vorrebbe sentirsi dire: i complimenti, alludere all’amore ideale che le manca presentandolo come una vicina possibilità, farle credere che la relazione si ristabilirà, che lui ha capito che lei è importante e che tutto avrà un futuro.
E allora: “Ho dei progetti per noi, la nostra famiglia”; “Ti penso sempre, Vi penso sempre te e i bambini”; “Sei unica per me”, frasi che esprimono bene lo spirito della ricattura basata sulla lusinga. Non sono investimenti affettivi reali, infatti pochi narcisisti si spingono oltre dichiarazioni smielate e vaghe perché per la dipendente sono sufficienti a riscatenare il delirio amoroso e a incrinare la decisione di salvarsi.
La lusinga è allora solo un guinzaglio. La lusinga ha la funzione di riaccendere la speranza nella vittima al fine di riacquisire il controllo psicologico su di lei, una volta ripreso il controllo, l’autostima del narcisista inizialmente compromessa dal tentativo di fuga della preda è istantaneamente riparata e il rapporto torna allo stadio precendente.
L’adulazione può essere di tipo indiretto (economico) o diretto (più costoso):
– l’adulazione indiretta è meno impegnativa dal punto di vista emotivo, è quello prediletto dal narcisista e sfrutta i social-network, gli sms, gli mms, Whatsapp. Basta il ricordo o la canzone giusta per suscitare nella ex-partner una struggente nostalgia dei “bei tempi” in cui il narcisista era incredibilmente l’uomo “perfetto” e il gioco è fatto.
– l’adulazione diretta, invece, consiste nel fare un piccolo regalo, inviare fiori o in un invito a cena inaspettato con l’intento ufficiale di “chiarire semplicemente” la situazione, magari legata ad aspetti secondari che fungono da “incastro” come i figli. In questi casi, il narcisista sarà bravissimo nel dire e non dire senza assolutamente esporsi, lascerà ancora una volta che la vittima precipiti nella sua trappola.
Anche se di rado, può verificarsi che la partner resista all’ambiguità delle prime lusinghe e allora il narcisista può promettere un cambiamento e addirittura parlare d’amore, smentendo tutto a riconquista avvenuta “io non ho detto esattamente così, parlavo di questo, non hai capito”
Se l’adulazione dovesse fallire, rimangono ancora due mosse: tornare all’insulto e alla colpevolizzazione dello schema precedente oppure tirare fuori: lo schema del sintomo.
Quarto schema: il sintomo.
Quando tutte le trappole non funzionano, il narcisista ne seleziona un’altra e, in caso di fallimento, passa all’altra ancora. Silenzi, colpevolizzazioni e adulazioni possono alternarsi più e più volte: il risultato è un vortice esasperante di comportamenti ambigui e ambivalenti che stordiscono e ricatturano la preda.
E’ solo una questione di tempo per sfaldare la volontà della “vittima” ed ottenere il suo ritorno, a meno che essa non chieda aiuto a qualcuno che possa farle rendere conto della trappola in cui è caduta ( e che ovviamente verrà fortemente attaccato dal narciso).
Il narcisista non ha fretta, a meno che non intuisca che le sue strategie sono state smascherate e avverta quindi che il suo potere sta declinando.
Se osserva il fallimento ripetuto degli schemi di ricattura reagisce con rabbia e dolore inducendo nella partner l’impressione cha lui la ami davvero: “Ha bisogno di me, ma non riesce a capirlo perché ha paura dell’amore. Sono certa che il tempo lo cambierà”. Questo, il rischio della ulteriore sconfitta della vittima, l’inizio di un incubo ancora peggiore del precedente.
Una strategia che può aiutare è sicuramente quella di pensare il narcisista come un bambino: se la partner non più in assetto dipendente rimane convinta di voler uscire dalla situazione asfissiante in cui si trova, non essendo più asservita al volere del narcisista, scatena in lui un’impulsività distruttiva e una disorganizzazione emotiva, con reazioni molto simili a quelle di un bambino: pianti disperati, discorsi incomprensibili e contraddittori, pugni a oggetti (“ringrazia che non l’ho dato a te!”), auto-lesionismo, abuso di sostanze o alcool, possono preludere all’estremo tentativo di ricattura narcisistica: lo sviluppo del sintomo.
Non si tratta di un sintomo simulato o di una recita, il narcisista si ammala davvero e, inconsciamente, utilizza la propria condizione per richiamare a sé la ex-compagna.
“Mi sono rotto un braccio”, “Forse ho un tumore al cervello”, “Non dormo da giorni e non mangio, non so che cosa mi succede” sono sintomi utilizzati per la ricattura basata sul sintomo.
Potrebbero sembrare esche psicologiche infantili, ma la partner dipendente abbocca, cede pensando che comunque anche se sa che potrebbe essere un tentativo di riconquista, non può lasciare da solo in difficoltà o in situazioni così gravi “l’uomo che ha amato, il padre dei suoi figli”, a dimostrazione che nelle dipendenze affettive è importante la logica della psiche.
Lo schema del sintomo rappresenta l’apice della patologia di personalità e la vetta della dipendenza affettiva. È l’estremo bisogno di controllo, manifestazione massima dell’egoismo e della mutilazione affettiva a cui i narcisisti sottopongono se stessi e le persone vicine.
La prova più difficile per chi vuole interrompere la dipendenza è rifiutare l’illusione dell’idea di poter prendersi cura dell’altro.
A molti livelli, la sofferenza psichica e/o fisica “aggancia” le persone che soffrono di una dipendenza affettiva e si deve poter mettere da parte la sintomatologia dell’altro con sano egoismo prima che si riprenda e distrugga di nuovo.
La prima cosa da fare (intento anche di questo articolo) consiste nello smascheramento degli schemi. È doloroso ma indispensabile.
Che cosa sta facendo ora il tuo narcisista?
Quale schema di ricattura sta attuando in questo momento?
Quale sistema userà quando l’ultima attuata risultasse inefficace?
Alla luce dei suoi sistemi di ricattura smascherati non è certo il Principe Azzurro immaginato e tu cosa vuoi fare, continuare a stare male per sempre?
E’ solo uno schema che lo mostra fragile, arreso, distrutto, che fa leva su un nucleo dolente: il senso di colpa, il bisogno di rendersi utili, l’illusione di essere riconosciuti da lui che affligge e accomuna le “vittime” dei narcisisti. Uscirne è possibile, purché si ritrovi il rispetto per se stessi e lo si difenda fermamente, lasciando l’altro che non chiederà mai di essere aiutato, in balia dei suoi sintomi, delle sue paure, dei suoi mostri, per sempre.
Mirco Mirabella, Psicologo Psicoterapeuta Roma Acilia Artena
VEDI ANCHE: CAPIRE COME FUNZIONA UN NARCISISTA!
2 commenti
Lina · 2 Luglio 2018 alle 12:41
Grazie di questo articolo. Sto studiando attentamente tutti i comportamenti del narcisista. Interessante è quando si è capito il meccanismo e tu raggiri il gioco all’inverso. Prevenire ogni sua mossa è fantastico, agire come lui, destabilizzarlo, alternare attimi di adulalazione e subito dopo freddi ed improvvisi distacchi, proprio come ha fatto lui per 5 anni con me, non ha pari. Lasciarlo cuocere nel suo brodo, renderlo estremamente insicuro per poi tornare a riprenderselo…caspita se ci si toglie una ad una tutte le pietroline dalla scarpa. In tanto sono io adesso a dirigere il gioco. Lo chiamo dopo due giorni di distacco non assoluto per scrivergli:”Voglio baciarti” Farlo impazzire…prendersi tutto ciò che mi fa star bene per poi ritornare al mio distacco e ottengo il suo riavvicinamento… Tutto questo perché ero caduta in una maledetta trappola d’amore, e adesso mi creo il tempo necessario e altalenante che mi serve per distaccarmi completamente. Perché il mio futuro lo vedo solo con chi mi ama e mi rispetta.
Lalla · 28 Luglio 2018 alle 07:02
Penso che lei abbia descritto perfettamente mio marito. Grazie. Uno degli articoli più veri che abbia mai letto sull’argomento.